NO ALLA (ANTI)PEDAGOGIA DI STATO (DAD)

MATTARELLA NON FIRMI L’ILLEGITTIMO DECRETO DELLE LOBBIES DEL WEB CONTRO LIBERTÀ D’INSEGNAMENTO E D’APPRENDIMENTO, ALTRIMENTI SARÀ SCONTRO DURO, CONTENZIOSO CAPILLARE, DISOBBEDIENZA CIVILE ED OBIEZIONE DI COSCIENZA

Arriva la bozza di un vero e proprio Decreto Legge d’iniziativa del Presidente del Consiglio e del Consiglio dei Ministri a firma della Presidenza della Repubblica in materia di Valutazione, esami di stato, didattica a distanza, per l’emergenza Covid-19. L’incardinamento giuridico dell’intero Decreto, nei suoi riferimenti a fonti normative complesse, dettagliate e gerarchicamente superiori è monco come se fosse proiettato in una dimensione pericolosamente a-storica oltre che a-costituzionale dando al Ministro della Pubblica Istruzione “pieni poteri” in virtù dei quali legiferare sospendendo istituti costituzionalmente tutelati quali la libertà di insegnamento e di apprendimento, piegando con esso in modo univoco il Diritto allo Studio.
Non solo. La bozza, se approvata, cancellerebbe anche le prerogative che la stessa Carta assegna alle Organizzazioni Sindacali (articolo 39). Quanto sta succedendo è perfettamente in linea con il comportamento che finora ha avuto il Ministro Azzolina.
È evidente che risulterà molto difficile dare una patente di legittimità sotto il profilo giuridico e costituzionale a questo decreto senza che neppure vengano citate o abrogate le norme tutt’ora vigenti, costituzione compresa. Un’operazione del genere potrebbe essere fatta solo in vigenza della legge marziale, ma questa legge non è più stata decretata da quando è in vigore la costituzione. L’Unicobas non darà tregua e aprirà migliaia di contenziosi.
Questo Decreto è talmente subdolo ed antisindacale, da preoccuparsi (sempre con la scusa dell’emergenza) addirittura di sottrarre anche al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (eletto dalla categoria) il diritto, incardinato per legge (Dpr 416/74), di fornire un obbligatorio (anche se non vincolante) parere sul Decreto stesso e su tutte le norme successive varate sulla scuola, concorsi compresi.
Con il ricorso al decreto d’urgenza, invece che al Dpcm (d’iniziativa del Presidente del Consiglio dei Ministri), il Capo dello Stato viene chiamato con più forza ad assumere in prima persona la responsabilità politica, morale, storica, di questa grave, ulteriore sospensione di istituti fondamentali garantiti dalla Costituzione. Chiediamo al Presidente Mattarella di non firmarlo.
Si pretende di sospendere, con questo decreto, tutte le norme contrattualmente vigenti, a cominciare dal mansionario dei docenti, che non prevede né l’obbligo del ricorso alla didattica a distanza, né quello di prestazioni correlate in regime di sospensione delle attività didattiche. Tantomeno la partecipazione a riunioni on line, prive di qualsiasi valenza giuridica che, viceversa diverrebbero valide persino per la valutazione ai fini dell’assegnazione di titoli di studio giuridicamente validi.
Viene così vanificato da un obbligo stupido, illegittimo e ridondante, il grande impegno che già interessa di fatto da settimane tutti i docenti del Paese i quali, avendo a cuore il futuro dei propri studenti, hanno fatto la scelta VOLONTARIA di interagire con alunni e famiglie.
Il perché nella Bozza di Decreto non si faccia riferimento alla norme vigenti sulla Valutazione, cosa che avrebbe assicurato un’ottima intelaiatura giuridica e pedagogica per una equilibrata e giusta decretazione ministeriale in materia, soprattutto in tempi di emergenza, bisognerebbe chiederlo a Marco Bruschi (detto “Max”) che nel 2008 era consigliere di Maria Stella Gelmini. Fu proprio Maria Stella Gelmini, infatti, il Ministro del “tunnel dei neutrini”, con il Decreto Legge n.° 137 del 1 settembre 2008, a reintrodurre, perfino nella scuola Primaria, la barbarie della valutazione in voti numerici espressi in decimi.
Già questo dato dovrebbe far tremare i polsi, ma scorrendo con maggiore attenzione il testo, vi si scopre di più: la delega che il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’Istruzione chiedono al Presidente Mattarella, è una delega a regolamentare successivamente, a seconda dell’andamento della Pandemia, le ammissioni alle classi successive, nonché gli esami di Stato a conclusione del Primo e del Secondo Ciclo d’Istruzione, ossia a legiferare liberamente in seguito, su una materia che avrebbe potuto e dovuto essere regolamentata fin da ora perché sostanzia più d’ogni altra l’aspetto pedagogico-giuridico-amministrativo del processo Valutativo.
Il Decreto, che avrebbe dovuto e potuto offrire certezze e consentire ad alunni ed insegnanti un lavoro più sereno e proficuo, lascia in sospeso, prende tempo, rimanda all’incertezza delle onde epidemiche. Uno sciabordare approssimativo di ipotesi, che assumono la misteriosa data del 18 maggio come spartiacque.
A chi giova questo gioco di rimandi a decretazioni successive laddove sarebbe bastato dire che l’anno scolastico in corso era valido per tutti, proprio per evitare che l’aspetto ormai pseudo-pedagogico e normativo-amministrativo della valutazione si trasformasse in una spada di Damocle incombente sulla testa degli alunni più fragili, e non solo dal punto di vista degli apprendimenti scolastici o della dotazione informatica posseduta, ma anche da quello emotivo?
Scorrendo ancora il testo, il diktat sovietico sulla didattica a distanza appare chiarissimo. All’art 2, comma 2, della bozza, ove il governo si riserva di emanare misure urgenti per regolare la conclusione del corrente anno scolastico e avviare il prossimo si legge: “il personale docente ASSICURA comunque le ‘prestazioni’ (nostro il virgolettato) didattiche nella modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”. A “disposizione” di chi?
Pare del tutto evidente quanto ciò giovi, in primis dal punto di vista economico, ai giganti dell’informatica, i quali stanno già stipulando con il Ministero e le singole Istituzioni Scolastiche i predisposti contratti di fornitura di beni e servizi. Pare altrettanto evidente come si utilizzi la Valutazione, declinata nel suo aspetto meramente burocratico-normativo, e la didattica a distanza nella sua banale e riduttiva accezione di didattica digitale, come grimaldelli per scardinare – nonché per stabilire un pericolosissimo precedente – quanto resta del Sistema Scolastico dopo trent’anni di sistematica distruzione di stampo privatistico (persino per quanto attiene al genere di contrattazione).
“Sdoganare” per legge la didattica digitale come unica (e prevalente) forma di Scuola, significa realizzate la distopia dell’Associazione Treellle, della Fondazione Agnelli, dell’Associazione Nazionale Presidi, dei tecnocrati che hanno già scritto ed ottenuto l’incostituzionale chiamata diretta (a suo tempo firmata da Mattarella) e la cattiva sQuola renziana ed ora vogliono completare l’opera, portando finalmente la Scuola al loro servizio, alle regole del mero apprendistato dell’alternanza scuola-ignoranza, al minimalismo sfrenato, alla sostituzione delle conoscenze con le competenze, per l’introiezione negli studenti di un assetto disciplinare, iniquo, impolitico, sub-culturale e meramente esecutivo.

Cosa chiediamo

L’Unicobas Scuola & Università chiede ufficialmente, al Ministro Lucia Azzolina e al Governo tutto, una decisione chiara ed inequivocabile su come debba finire l’anno in corso. Urge un provvedimento politico che non sia questa bozza di decreto. La classe politica di questo Paese, e particolarmente il personale direttivo del Ministero, devono prendersi questa storica responsabilità, senza ordire trame e trucchi per scaricarla sulle spalle degli insegnanti più sottopagati d’Europa (i laureati peggio pagati d’Italia), tenendo conto che l’unica valutazione che scuole e docenti possono legittimamente fornire, in momenti come l’attuale, non può che essere formativa.
Gli studenti, in questo anno scolastico sventurato, vanno promossi tutti.
Una nota è stata inviata al Presidente Mattarella, perché non si renda complice di questa ennesima vergogna politica, che darebbe luogo ad una conflittualità pesante, che comincerà con atti di rimostranza a ripetizione e successivi ricorsi alla magistratura del Lavoro, perché l’operazione di annullare il contratto e lo stato giuridico vigenti per decreto è assolutamente inaccettabile sia sotto il profilo della normale giurisprudenza che sotto quello costituzionale.
L’Unicobas decide di percorrere una doppia strada: oltre alla protesta formale rivolta al Presidente Sergio Mattarella, come accadde con la Legge 107 del 2015, quella della disubbidienza civile e dell’obiezione in scienza e coscienza contro l’imposizione di una pedagogia di stato, che chiederemo al personale docente ed ATA di attuare se il Decreto verrà promulgato.

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