AGGIORNAMENTO OBBLIGATORIO NON RETRIBUITO ED ELIMINAZIONE DEI 5 GIORNI ANNUI DI PERMESSO PER CORSI E CONVEGNI, IMPOSTI DALLA CASTA SINDACALE GRAZIE ALLA MANOVRA FINANZIARIA
Cari Sindacati “Maggiormente Rappresentativi” FLC CGIL e Cisl, cara Anief, continuano a restare sindacalmente “incomprensibili” le ragioni che vi hanno indotto, inaudita altera parte (ovvero senza
consultare la parte che vi pregiate di “ rappresentare maggiormente”), alla firma del “Contratto Nazionale Integrativo concernente le modalità e i criteri sulla base dei quali erogare le restazioni lavorative e gli adempimenti connessi resi dal personale docente del comparto ‘Istruzione e ricerca’, nella modalità a distanza, fino al perdurare dello stato di emergenza”.
Non lo comprendiamo vieppiù alla luce del disegno di Legge di Bilancio 2021 il quale prevede che: “Per non ingenerare oneri aggiuntivi derivanti dalle sostituzioni didattiche, non saranno possibili
stati di esonero dal servizio d’istituto per la frequenza dei corsi di formazione”. Tale norma, di rango superiore, entra in palese contrasto, ahimè superandolo secondo la gerarchia delle fonti, con quanto affermato nell’Art. 64, comma 5, del CCNL 2006/09 rimasto in vigore. Infatti, come recita l’art.1, comma 10, del CCNL scuola da voi sottoscritto il 19 aprile 2018: “Gli insegnanti hanno diritto alla fruizione di cinque giorni nel corso dell’anno scolastico per la partecipazione a iniziative di formazione con l’esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi vigente nei diversi gradi scolastici. Con le medesime modalità, e nel medesimo limite di 5 giorni, hanno diritto a partecipare ad attività musicali ed artistiche, a titolo di formazione, gli insegnanti di strumento musicale e di materie artistiche.” “Ma non siamo noi gli estensori di quel disegno di legge!” obietterete. Certo, non siete voi gli estensori ma ci riesce difficile pensare, nell’immediata prossimità di un suggello così recente, così controverso (vedi firma a posteriori della FLC), che la “materia” non sia stata oggetto di discussione. Visto che le intenzioni della parte datoriale erano quelle di introdurre una formazione in servizio OBBLIGATORIA che si svolga oltre l’orario di servizio in orario aggiuntivo NON RETRIBUITO, sacrificando persino i 5 giorni di esonero, ci resta ancor più difficile capire perché abbiate firmato. Persino l’art. 7 del pessimo Contratto Integrativo sulla DDI, peraltro, chiarisce che “Le istituzioni scolastiche attivano la necessaria formazione al personale docente sulla DDI, in conformità a quanto previsto dai vigenti CCNL di comparto”.
Il capitolo della formazione degli insegnanti è cosa seria, noi dell’Unicobas lo sappiamo al punto da rivendicare, anche a costo di sentirci sbeffeggiare da qualche Sicofante “Maggiormente
Rappresentantivo” assai, un anno sabbatico ogni cinque anni da dedicare alla formazione, esattamente come avviene per i Professori Universitari, anno da svolgersi appunto presso le
Univeristà e in collaborazione con realtà Associative Professionali. Di quella formazione si sostanziano la libertà di insegnamento e di apprendimento, di quella formazione si sostanzia la tanto sbandierata qualità della scuola, che è poi garanzia sostanziale. Soltanto una scuola di professionisti preparati e liberi garantisce a tutti e a ciascuno, attraverso la pratica del pluralismo, la frequentazione di spazi culturali “alti”, della fruizione etica della libertà e dell’estetica della bellezza, il pieno sviluppo dell’umanità del corpo docente, anche attraverso la fattiva partecipazione al tanto richiamato (ma molto meno realizzato nei fatti “progresso materiale e spirituale della società.” E invece, sempre più negli ultimi trent’anni, pare che la formazione degli insegnanti, tanto quella iniziale, quanto quella in servizio, sia diventata materia sulla quale intervenire al ribasso, tanto attraverso un bailamme di norme sul reclutamento pervase dalla schizofrenia delle “patenti” a punti o dei crediti formativi, così come emendate e modificate a seconda del numero delle “sentenze passate in giudicato” che finiscono con il privilegiare questo o quel gruppo di ricorsisti, questa o quella abilitazione, quanto attraverso quel “funzionalismo aziendale” suggellato dalla legge 107/15 e dai successivi “Piani per l’aggiornamento” emanati dal MIUR, che subordinano l’aggiornamento stesso al famigerato Pdm, piano di “miglioramento”, redatto sulla scorta del Rapporto di Valutazione (Rav), stilato anche sulla base delle (spesso ridicole) “rendicontazioni” fornite dall’Invalsi.
Tuttavia né la “Buona Scuola”, che continuiamo a giudicare pessima e inemendabile, nonostante la povertà di spirito dei discutibili “emendamenti” minimalisti intervenuti alla stregua di pannicelli caldi attraverso del tutto singolari accordi contrattuali, e contro la quale, dopo l’approvazione, ci siamo battuti in perfetta solitudine, né le successive Indicazioni Ministeriali per i Piani di aggiornamento, avevano osato mettere in discussione la libertà degli insegnanti di scegliere i loro percorsi di formazione usufruendo anche di quei cinque giorni per corsi e convegni previsti da sempre, quindi anche dal Contratto Nazionale che Voi avete firmato nell’Aprile del 2018 . Non è una questione di lana caprina, cari “Maggiormente Rappresentativi” (Anief inclusa), è una questione sostanziale: si tratta di un diritto e di una libertà indisponibile (anche perché contrattuale e non riserva di legge) il cui smantellamento nulla a che vedere (neanche per gioco) con l’emergenza sanitaria. Quello che sta avvenendo nelle scuole in merito alle supplenze ed alle difficoltà di reclutare supplenti, peraltro non è stato determinato dall’emergenza pandemica, bensì dalla gestione approssimativa e fallimentare del comparto istruzione. Si è finto di ignorare quanto la Scuola sia una realtà complessa ove non si può procedere a colpi di gaffes Ministeriale, c’è voluta l’Istat perché la casta del Ministero fosse costretta ad accorgersi che la Dad dei primi mesi stava escludendo i più deboli dalla continuità pedagogica.
Oggi finalmente emeriti virologi del calibro di Galli e Crisanti denunciano che gli organici determinati sulla base del metro statico e dei banchi monoposto sono stati una solenne, pericolosissima sciocchezza. Eppure tutto ciò NOI lo avevamo denunciato direttamente al Governo, l’8 Giugno, nel corso degli Stati Generali. Era ovvio che un sistema di reclutamento a graduatorie incrociate avrebbe determinato la paralisi nelle scuole. Che far tornare a scuola ed all’università del mese di settembre 10 milioni di studenti avrebbe significato mettere in movimento oltre 20 milioni di persone (Insegnanti, Ata, genitori, nonni accompagnatori) avrebbe congestionato trasporti sui quali vergognosamente non s’era intervenuti per nulla e determinato un’impennata nei contagi. Ora si corre ai ripari: per non ingenerare costi aggiuntivi all’Amministrazione si cancella un diritto. Cui prodest? A chi giova tanto pressapochismo? Noi saremmo indotti a pensare, considerata l’ultima chicca del Contratto Integrativo e quella specifica postilla della legge di bilancio, che questa apparente “superficialità” da dilettanti sia in realtà parte di una sorta di nuovo piano trentennale di smantellamento della Scuola Pubblica di questo Paese, approfittando dell’accelerazione e della “distrazione” impresse dall’emergenza e che voi cari “sindacati”, con le vostre “poderose” strutture ed “Associazioni” collaterali interne al mercato dell’aggiornamento, ne siate sodali. Certo, potreste sollevare la questione, mobilitando quel poco di seguito che v’è rimasto, perfino in
“zona Cesarini” nella campagna di “assemblee” che state promuovendo ex post, solo per cercare di tenervi le tessere, facendo finta che voi non c’entrate nulla (e rivendicando comunque) l’assoluta
bontà della firma in calce a quel vergognoso Contratto Integrativo, oppure fare come se nulla fosse, senza neppure parlare della gravissima intromissione del Governo sulla questione squisitamente
contrattuale dell’aggiornamento obbligatorio, gratuito ed in aggiunta all’orario di servizio. Potete provare a confondere le acque, ma ormai non vi va più bene niente: la Scuola ha smesso da tanto
tempo di credere alle favole.
Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell’Unicobas Scuola & Università)
Alessandra Fantauzzi (Membro dell’Esecutivo Nazionale)
Roma 29/11/2020