Dopo che da mesi l’Unicobas denuncia l’immobilismo di governo e regioni, nullafacenti rispetto ai requisiti necessari per tenere aperte le scuole in sicurezza, in extremis anche i sindacati pronta firma si svegliano, reclamando un posto ai tavoli prefettizi.
E quindi la Cisl fa notare che “se i trasporti non sono in grado di reggere il volume di traffico degli studenti e le scuole sono costrette a differenziare gli orari di ingresso e di uscita è impossibile rispettare il criterio del 75% in presenza. Viene scaricato sulle scuole un problema che non avranno alcuna possibilità di risolvere” e che “ riorganizzazione in turni, con quel criterio, comporta una serie di effetti domino. Dovendo estendere gli orari di servizio su tutta la giornata, si rende necessario aumentare il personale dedicato alla pulizia e sanificazione degli ambienti; la ridefinizione di tutti gli orari è operazione molto complessa, mentre risulta impossibile conciliare gli orari delle numerose cattedre a scavalco”.
La Cgil dice che la mancata riapertura delle superiori il 7 gennaio significherebbe che “non sono stati risolti i problemi che dovevano essere affrontati. La verità è che siamo di fronte all’ennesimo fallimento del sistema Paese sulla scuola; non è stato fatto nulla in questi mesi: le prime responsabilità sono delle Regioni” e che “anche in legge di bilancio non c’è nulla per affrontare una emergenza che durerà mesi: corsie preferenziali per i tamponi non ci sono state, né organico in più” ne “riduzione del numero di alunni per classe”.
La Uil afferma che “serve anche l’attivazione di presidi sanitari e pensare già al prossimo anno e se non si pensa oggi, sarà ancora un anno nero per la scuola e non c’è lo possiamo permettere”.
La Gilda critica i tavoli istituzionali: “Avevamo ragione quando criticavamo il protocollo di sicurezza per il rientro in classe” e aggiunge che è un errore pensare che “la soluzione possano essere i tavoli istituzionali, la cui inutilità è stata ampiamente dimostrata dalla storia recente”.
QUANTI SOLDI ALLA SCUOLA SE ARRIVERA’ IL RECOVERY PLAN?
Facciamo il punto su quanti dei soldi provenienti dai fondi europei saranno investiti direttamente o indirettamente nella scuola. Sia dalla programmazione ordinaria in via di definizione sia dal Recovery plan, che Conte ha messo a punto nei giorni scorsi, ci sarebbero una ventina di miliardi da dividere su tre filoni di finanziamento: istruzione, digitalizzazione della Pa, green.
Alla voce “Istruzione e ricerca” sono riservati 19,2 miliardi di cui alla scuola andrebbero solo i 10,1 della voce “Potenziamento della didattica e diritto allo studio” (e neanche tutti visto che alcune linee di intervento sono in condominio con il ministero dell’Università,ndr) mentre gli altri 9,1 sarebbero riservati al capitolo “Dalla ricerca all’impresa”. Certo non basteranno per risolvere gli innumerevoli problemi strutturali della scuola italiana.
IL TRIBUNALE DI PALERMO DA RAGIONE ALLA PROF.SSA DELL’ARIA
Il tribunale del lavoro di Palermo ha accolto il ricorso della prof.ssa Dell’Aria, che l’anno scorso era stata sospesa per 15 giorni, dopo che i suoi studenti, durante le celebrazioni della Giornata della Memoria, avevano accostato le leggi razziali al Decreto Sicurezza del ministro Matteo Salvini. Contro questo pesante attacco alla libertà d’insegnamento l’Unicobas aveva manifestato in diverse località d’Italia a sostegno della prof.ssa. Questa sentenza rende giustizia alla prof.ssa Dell’Aria ed evidenzia le gravi colpe del provveditore Anello.
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