Draghi parte col piede sbagliato e mostra di disconoscere la situazione attuale della scuola italiana. Come si fa a dire che la soluzione è prolungare le lezioni fino alla fine di giugno ( e magari come vuole la confindustria anche a luglio) quando una buona parte delle scuole italiane che hanno da poco riaperto stanno chiudendo di nuovo per l’aumento dei contagi? E soprattutto come si fa a disconoscere che questo aumento è in buona parte dovuto ai problemi strutturali ( sovraffollamento delle classi, etc.) che anche Draghi, come i suoi predecessori, sembra non voler prendere in considerazione?
Inoltre non si può parlare indistintamente di scuola, infatti le scuole dell’infanzia e del I ciclo hanno ripreso le attività in presenza dal mese di settembre più o meno regolarmente in tutto il Paese mentre le scuole superiori hanno proseguito l’attività didattica in massima parte a distanza con tutti i deficit che la DAD comporta, nonostante l’impegno degli insegnanti.
Semmai si può parlare di corsi di recupero mirati come afferma Mario Rusconi, a capo del sindacato dei presidi del Lazio Anp: «Ci si potrebbe concentrare su lezioni di recupero durante il mese di giugno soprattutto per gli studenti delle scuole medie e superiori che hanno perso più giorni di scuola» anche perché «Prolungare le lezioni per tutti significherebbe far slittare gli esami di terza media e quelli di Maturità che sono previsti per la metà di giugno, qualche aggiustamento si potrebbe fare ma non si può scalare di molto …Per i corsi di recupero, nelle materie principali come l’italiano e la matematica, si può chiedere ai professori che si offrono volontariamente. I corsi si possono fare online, così si evitano i rischi di assembramento. Ma ci vogliono dei fondi aggiuntivi alle scuole per pagare le ore di lezione, una cinquantina di euro all’ora».
L’unica cosa in cui per ora Draghi ha colto nel segno è la necessità di un piano straordinario di assunzioni per incrementare gli organici del personale docente ed ATA, con le assunzioni già a fine luglio con procedure semplificate per arrivare puntuali a settembre.
Questa comunque è una scontata, macroscopica e urgente necessità ormai sotto gli occhi di tutti visto che le cattedre scoperte quest’anno sono state più di 200 mila e che il governo Draghi dovrà stabilizzare i precari con più di 36 mesi di servizio oppure subire la procedura d’infrazione in arrivo da parte della Commissione Europea che appena insediato lo metterebbe sicuramente in imbarazzo.
IL CTS DA L’OK PER LA RIPARTENZA DEL CONCORSO STAORDINARIO
Il via libera è arrivato dal Comitato tecnico scientifico al termine della riunione di ieri, la decisione è stata presa anche perché i numeri lo consentono, si tratta seimila che devono spostarsi.
La prova è superata con un punteggio minimo di 56/80. Chi la passa, ma non rientra nel numero dei posti banditi per la sua classe di concorso nella regione scelta, potrà comunque conseguire l’abilitazione secondo una procedura che il ministero non ha ancora specificato.
Il Cts ha anche confermato che si può fare attività motoria in ambito scolastico, nel rispetto delle normative Covid, nelle regioni in zona gialla e arancione. Da evitare in zona rossa.
ESAMI DI MATURITA’ POSSIBILE RITORNO DELLE PROVE INVALSI
Con l’arrivo di Draghi, cambia l’approccio agli esami di stato, il nuovo governo potrebbe ipotizzare un esame più completo e un recupero delle prove Invalsi accantonate nel progetto Azzolina, infatti preme la presidentessa Anna Maria Ajello affermando che l’Istituto Invalsi è pronto per i test del primo marzo: “Possiamo realizzare la prova in classi sicure, distanziate, attendiamo solo di sapere se si tornerà in classe”.
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