“chi ha dipinto il sottoscritto come il cattivone che si rivolge con sdegno in modo aggressivo e concitato ai lavoratori delle RSA Pascoli e Villa Serena chiamandoli schiavi, o non conosce l’italiano o è in malafede. “Claudio Galatolo, segretario provinciale di Unicobas, risponde duro a una parte dei lavoratori delle case di riposo livornesi e ai sindacati confederali.“Riferendomi all’accordicchio del 21 gennaio tra RSA e cooperative sociali dove sono previsti la reperibilità 24 su 24 ore non remunerata e il ricatto” che in caso di 3 rifiuti al rientro al lavoro… verrà valutata dalle parti l’esigenza di ridurre il contratto di lavoro individuale”, avevo commentato così: “Se questa non è riduzione in schiavitù poco ci manca”- ricorda Galatolo – il termine schiavitù insomma è espresso in forma dubitativa ed è riferito ad un tipo di rapporto di lavoro e non come insulto ai singoli dipendenti come si vuol dare ad intendere in modo diffamatorio.” “Lascia perplessi -. continua il numero uno di Unicobas – che sindacati grandi e grossi abbiano usato dei lavoratori per diffamare il sottoscritto e l’Unicobas.”E poi lancia una stoccata alla Cgil: “Sulla questione della schiavitù c’è chi non ha dubbi, è Barbara Celati, responsabile Cgil per il settore cooperative sociali, che, come si vede dalla foto a novembre 2014 reggeva uno striscione emblematico. Per quelle lavoratrici proprio la Cgil aveva sottoscritto l’accordo con le coop Agape, Di Vittorio, e Cuore che gestiscono Pascoli e Villa Serena, dove veniva eliminato il contratto full-time per sostituirlo con un contratto part-time a 34 ore “medie” (in realtà con il pagamento ad ore lavorate)”. Quell’accordo però – accusa Galatolo – non è mai stato ratificato dall’assemblea dei lavoratori, “perchè lorsignore si sono ben guardati dal convocarla”.