La repressione alza il tiro e rivolge la sua violenza contro i presidi di lavoratori. Qualche volta si presenta con il volto del crumiro, qualche volta con quello degli scagnozzi mafiosi, qualche volta con quello delle forze dell’ordine.
In ogni caso si tratta di una violenza brutale rivolta contro i lavoratori per tutelare gli interessi del padronato e delle imprese. Dalle tragiche uccisioni di operai della logistica in presidio a Piacenza nel 2016 e a Novara nello scorso giugno, all’aggressione di pochi giorni fa, l’11 ottobre, giorno di sciopero generale di tutto il sindacalismo di base, messa in atto a bastonate da individui prezzolati contro un picchetto di lavoratori che presidiavano la fabbrica tessile Dreamland a Prato.
E poi Trieste.
Lunedì 18 ottobre la polizia carica il presidio dei lavoratori portuali triestini intervenendo pesantemente in tenuta antisommossa, sparando lacrimogeni e azionando idranti, a dimostrazione di quella che a tutti gli effetti è stata una azione predeterminata delle forze dell’ordine, messa in atto fra l’altro del tutto gratuitamente, poiché l’accesso al porto non era interdetto e il varco poteva essere attraversato.
Indigna che questo intervento repressivo sia stato anticipato da una precisa richiesta dei sindacati confederali CGIL CISL e UIL che, dopo aver manifestato sabato 16 ottobre a Roma per l’aggressione subita alla sede romana della CGIL, la domenica 17 ottobre con una nota congiunta chiedevano lo sgombero delle mobilitazioni al porto di Trieste e la fine del blocco per consentire “di continuare a generare reddito”.
Si sa bene che cosa vuol dire sgomberare un presidio con la forza, significa intervenire con la violenza contro lavoratori e così è stato.
Mentre ogni giorno abbiamo morti sul lavoro, ammazzati dalla mancanza di sicurezza e dalla precarietà, il green pass è grottescamente agitato come unica misura di sicurezza, come misura di controllo sociale e di ricatto occupazionale, ora anche come pretesto per attaccare presidi di lavoratori e pratiche di lotta.
Unicobas condanna con forza le violenze poliziesche messe in atto a Trieste ed esprime solidarietà a tutti i lavoratori in lotta contro le politiche del Governo, che cerca di alimentare un clima di crescente tensione per imporre licenziamenti, precarietà, delocalizzazioni, tagli e sacrifici.
Contro queste politiche abbiamo scioperato lo scorso 11 ottobre, contro queste politiche continueremo a lottare a fianco dei lavoratori.
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