Fili Spinati

L’apparato bellico mondiale è sostenuto dalle multinazionali che hanno interessi in Africa, nel Medio Oriente e in ogni parte del mondo dove territori, ricchezze di territorio, strategie di confine e cambiamenti politici sono appetibili .
Le multinazionali operano all’interno della macchina bellica e all’esterno di essa.
All’interno con i Padroni della guerra che investono miliardi di euro in armamenti destinati alle forze in campo , amici e nemici non fa distinzione, le missioni militari, le occupazioni stabili di presidi consistenti di militari dove strategicamente conviene, le forze politiche che determinano le strategie da far seguire all’establishment militare.
All’esterno esistono realtà che nel tempo sono diventate vere e proprie miniere di ricchezza per pochi.
La polizia di frontiera, sempre più equipaggiata e repressiva, la tecnologia avanzata da impiegare nei campi profughi come i droni e le telecamere sofisticate, i fili spinati .
E’ su questi ultimi che vogliamo soffermare la nostra attenzione .
I fili spinati vengono da lontano.


La sua invenzione, o, per essere più precisi, il brevetto di tale semplicissimo dispositivo, risale agli anni settanta del XIX secolo ed è ascrivibile all’intelligenza pratica, appunto di un agricoltore dell’Illinois, tal Joseph Glidden. La sanguinosa Guerra civile americana (1861-1865) ne aveva, però, già scoperto la convenienza militare, cambiandone radicalmente segno e senso: da protezione di allevamenti e possedimenti ai campi di battaglia e ai luoghi della detenzione coatta. Anche gli inglesi, in quegli anni al punto più alto della loro espansione imperialistica, non disdegnarono il filo spinato e lo introdussero in Africa nel corso della guerra anglo-boera (1899-1902): i boeri, i coloni sudafricani di origine olandese delle repubbliche del Transvaal e dell’Orange, non avevano certo accettato passivamente le pretese britanniche di impadronirsi delle loro ricchezze aurifere e diamantifere e si difendevano con abilità e audacia ottenendo non pochi significativi successi sul campo. Allora, l’esercito di Sua Maestà fece ricorso al filo spinato… prima per proteggere le linee ferroviarie più importanti dagli assalti del boeri, poi per creare immensi campi di concentramento in cui imprigionare i soldati catturati e le famiglie boere.
L’uomo ha saputo da subito farne un uso per la propria sicurezza e ricchezza.
Gli allevatori del Far West avevano capito che per proteggere i propri interessi avevano la necessità di circondare i propri terreni da fili spinati.
Da chi si dovevano proteggere ?
Prima di tutto da coloro che erano i veri proprietari terrieri , ovvero i nativi.
Portandogli via terre e ricchezze, gli allevatori dovevano rintuzzare ipotetiche azioni di guerriglia da parte dei nativi.
Non solo i nativi erano un pericolo, c’erano anche i migranti, coloro che per condizioni economiche disastrose cercavano fortuna nel nuovo mondo.
La maggior parte dei migranti erano agricoltori, sempre alla ricerca di nuovo territorio
la coltura degli ovini si scontrava con quella degli allevatori che portavano avanti allevamenti di cavalli e mucche.
I migranti si scontravano con i nativi, i poveri contro coloro che erano diventati poveri perché espropriati.
Tuttavia si scontravano anche con chi deteneva la ricchezza ovvero l’allevatore , il padrone.
Gli allevatori assoldavano regolatori ovvero coloro che per una paga sparavano addosso a tutti coloro che si avvicinavano al filo spinato.
Il filo spinato diventava cosi la barriera, il muro contro cui cozzavano i migranti che trovavano anche il regolatore, la polizia privata, pronta a sparargli al di là dalla recinzione.
I fili spinati, nel tempo, sono diventati sempre più protagonisti.
Durante la guerra di secessione sia le truppe del nord che quelle del sud facevano uso di filo spinato, veniva collocato sui campi di battaglia, tale da impedire l’avanzata lineare dei combattenti.
I soldati arrivando ai fili spinati, messi sul campo arrotolati per chilometri orizzontalmente, trovavano non solo la via sbarrata ma anche il fuoco nemico per cui molti morivano cadendo proprio di esso.
Durante la prima guerra mondiale il filo spinato è diventato il protagonista assoluto insieme al gas.
Come noto il filo spinato è stato uno dei principali protagonisti della Grande Guerra. La sua efficacia, massima per un prezzo minimo, ne ha fatto uno straordinario strumento di inclusione ed esclusione, il filo spinato figura tra le invenzioni che segnarono la storia del Novecento. Il suo impiego tradisce uno dei segreti “meglio custoditi dell’economia biopolitica: ciò che si applica alle mandrie si applica all’uomo”. Durante la prima guerra mondiale l’utilizzo del filo spinato è stato per così dire “puro” e non accessorio, rivelando la sua “portata attivamente politica”, che contribuì all’assurdo bagno di sangue della Grande Guerra.
Gli scenari di guerra erano basati sulla dimesione spaziale del Filo Spinato, usato per selezionare parti di territorio, la terra di nessuno, i cavalli di frisia, i reticolati avanti e dietro la trincea. Vallate alpine, cime e pianure di tutta Europa furono inondate di chilometri e chilometri di Filo Spinato. I fronti si aprirono tracciando le linee delle trincee.
Al filo spinato fecero ricorso in maniera massiccia, alcuni decenni più tardi, tutti gli eserciti che si batterono nella Grande Guerra. La lunghissima trincea che per quattro anni spezzò in due l’intero continente europeo fu, infatti, consolidata da sbarramenti di reticolati di filo spinato, detti “cavalli di Frisia”, che contribuirono in maniera decisiva a trasformare il primo conflitto mondiale in una micidiale guerra di posizione con milioni di uomini costretti a vivere in condizioni durissime, esposti non solo ai pericoli bellici, ma anche alle intemperie e alle malattie. L’unico modo per avere ragione dei reticolati di filo spinato consisteva nell’aprirvi dei varchi, sotto il fuoco nemico, ricorrendo a pinze e cesoie oppure a esplosivi deposti manualmente. Solo nella ultima fase del conflitto il ricorso all’arma più nuova, il carro armato, segnò il tramonto della trincea, ma non il declino del filo spinato. Installazioni militari di ogni tipo continuarono, infatti, a farne largo uso nel corso della seconda guerra mondiale, ma fu la Germania nazista a intensificarne l’utilizzo per delimitare campi di concentramento e di lavoro. Spesso elettrificando le recinzioni, così da renderle assolutamente impenetrabili: un’idea già messa in pratica nel 1915, quando le truppe del Kaiser fecero passare energia elettrica lungo il filo spinato che separava il Belgio occupato dall’Olanda, provocando più di 2000 morti.
Si può parlare dunque di Fisicità del filo spinato: si evidenzia la terribile portata distruttiva di questo strumento, micidiale nel rallentare le truppe all’assalto nella terra di nessuno, esponendole al fuoco nemico.
La European Security Fencing è oggi l’azienda leader nella costruzione di fili spinati anti-profughi
Da quando è iniziata la serrata contro i flussi migratori messa in atto da diversi paesi Ue, gli ordini per la ditta spagnola sono decuplicati.
Reti, recinti e fili spinati. C’è chi fa affari d’oro con la serrata anti-immigrati messa in atto da diversi paesi del Vecchio continente, la European Security Fencing (Esf), del Gruppo Mora Salazar (nato nel 1975), con sede a Malaga, sulla Costa del Sol.
Dall’Ungheria alla Grecia, dalla Serbia alla Macedonia, dalla Polonia alla Romania, dal Marocco alla Turchia, passando per Ceuta e Melilla, i fili spinati sul territorio europeo hanno tutti un unico commissionario, l’Esf. Sul sito web la stessa ditta spagnola si definisce l’unica in grado di costruire fili di lamine di acciaio inox in tutta Europa. Le cosiddette concertinas.
“Specialisti nella fabbricazione di elementi di alta sicurezza passiva”, è il motto che campeggia sulla home page del sito. E gli affari sono andati così bene che di recente hanno pure aperto una filiale a Berlino. La società offre i suoi servizi a oltre 20 Paesi, europei e non. Tra i suoi clienti ci sono i ministeri degli Interni e della Difesa iberici, la compagnia petrolifera Repsol ma anche la Nato. Capaci di fabbricare 10 chilometri al giorno, propongono ogni tipo di rete metallica: “Una vasta gamma di elementi di sicurezza passiva composti da fili spinati a lamina, recinzioni elettrificate, dispiegamento di barriere, dissuasori anti arrampicata e accessori per l’installazione”.
La speranza per migliaia di profughi di superare i confini ungheresi, ad esempio, s’è infranta davanti a un filo spinato spagnolo commissionato dal presidente Viktor Orbán: 175 chilometri di rete metallica dispiegati lungo la frontiera con la Serbia.
Un grande affare per la ditta che, proprio mentre i camion dall’Andalusia partivano alla volta dell’Europa dell’Est, aveva diffuso un festoso tweet: “Da qui al resto d’Europa! Il 100 per cento del filo spinato in Europa proviene dalla nostra fabbrica”. Allora sui social piovvero una valanga di insulti e la ditta fu costretta a chiudere tutti i suoi account. Il modello dentato scelto per la frontiera ungherese è stato lo stesso che tutt’ora s’innalza sul confine iberico di Ceuta e Melilla per impedire il passaggio degli immigrati del Nord Africa, il modello 22. Non è il peggiore delle dieci tipologie che la ditta può offrire ai suoi clienti, ma è classificato per “livelli di sicurezza medio alti”. Le lame, in questo caso, circa 22 millimetri di lunghezza per 15 di larghezza, sono all’origine della polemica con molte organizzazioni internazionali, compresa l’agenzia Onu per i rifugiati, sulla loro pericolosità per le persone.
L’ultima morte attestata per diretta conseguenza delle lame Esf è stata nel 2009, quando un senegalese è morto dissanguato lungo la linea di confine di Ceuta. Oggi difficilmente la ditta andalusa si sbottona. Il business continua a crescere senza sosta, ma dopo le ultime critiche preferiscono non parlare. Entro l’estate la Bulgaria poserà 146 chilometri di filo spinato lungo il confine con la Turchia, con lo scopo di prevenire l’ingresso illegale di migranti. Lo ha annunciato il ministro degli Interni, Rumyana Bachvarova, a fine maggio.
Probabile che anche questa recinzione arriverà dalla Spagna, ma la risposta dell’azienda iberica è a dir poco laconica: “Per politica di riservatezza non possiamo fornire le informazioni richieste. I nostri clienti fanno gli ordini, ma non sappiamo il loro uso finale”
Frontiere chiuse, polizia schierata, 175 chilometri di filo spinato al confine con la Serbia, barriere in costruzione per bloccare le entrate dalla Romania e dalla Croazia. Nessuna solidarietà verso le migliaia di profughi in fuga da guerre e povertà, tre anni di carcere verso chi entra irregolarmente nel Paese: l’Ungheria dice no all’accoglienza dei migranti e critica Bruxelles e il sistema delle quote.
Filo spinato al confine con la Serbia, carcere per i migranti irregolari, esercito alle frontiere. E quei nuovi muri in costruzione per chiudere ogni possibilità di entrata dai Paesi confinanti. Si dice che Orbán iniziò questa campagna contro i rifugiati dopo i fatti di Charlie Hebdo ma in realtà non avevano nulla a che fare con l’immigrazione, li usò per ragioni interne.
Il governo avviò così una campagna xenofoba, con dei cartelloni su cui si leggeva: se entri in Ungheria non devi prendere i nostri posti di lavoro, devi rispettare la nostra cultura. Una campagna rivolta agli ungheresi e non ai rifugiati che non conoscono la lingua, per riguadagnare il sostegno che aveva perduto, i voti di quanti si erano allontanati dal suo partito per avvicinarsi all’estrema destra”.
Pertanto si vede come il filo spinato sia diventato un’arma in mano alle multinazionali che premono sui capi di stato per attuare le loro politiche anti umanitarie
I capi di stato hanno bisogno delle multinazionali come le multinazionali hanno bisogno dei capi di stato
E’ una storia vecchia come il mondo
Gli imprenditori al servizio della politica
I fili spinati sono un’arma che nel corso del tempo è diventata sempre più micidiale.
Ceuta e Melilla ne sono un esempio ma anche in Bosnia, in Grecia, in Ungheria, in Messico, in Perù, in tutto il mondo ci sono fili spinati.
Muro e filo spinato dividono PALESTINESI E ISRAELIANI A GERUSALEMME. Visori notturni, cani poliziotto, sofisticati congegni elettronici e trenta chilometri di barriere metalliche e filo spinato separano i palestinesi dagli israeliani, la Cisgiordania dallo Stato ebraico. Il progetto di separazione elaborato da un team di esperti della polizia, dell’ esercito e dei servizi segreti, è stato già approvato, limitatamente agli aspetti relativi alla sicurezza, dal governo, che della separazione è il grande fautore. L’ idea del governo israeliano è che soltanto una barriera alzata tra le due comunità potrà mettere Israele al riparo dal terrorismo palestinese. Così, il piano prevede la creazione di otto zone ad altissima sorveglianza a est della cosiddetta “linea verde”, la linea del cessate il fuoco del ‘ 67 che separa Israele dalla Cisgiordania, dunque in territorio palestinese. Per evitare infiltrazioni, all’ interno delle otto zone saranno creati altrettanti cancelli attraverso cui verrà disimpegnato tutto il movimento di mezzi e di persone da e per la Cisgiordania. Questo discorso vale già per la zona autonoma di Gaza dove i lavori di recinzione sono incredibilmente inumani
Non solo in Palestina ma anche in Cina si vedono muri e fili spinati al confine con Myanmar e Vietnam.
La decisione della Cina di rafforzare i muri di confine con i suoi vicini del sud-est asiatico ha suscitato nuove tensioni. La Cina sta lavorando infatti a progetti non noti lungo i confini del Vietnam e del Myanmar. Il progetto in Vietnam, secondo Xinhua, prevede una recinzione di ferro alta 4,5 metri, sormontata da filo spinato, lungo il fiume Beilun. Costruito tra il 2012 e il 2017, il progetto da 29 milioni di dollari si estende per 12 chilometri, ed è lì per frenare il contrabbando di merci, droga e persone, riporta Abc.
Inoltre, una recinzione lunga 659 chilometri è stata completata a dicembre 2020 lungo i 2.000 chilometri del confine cinese con il Myanmar, tra la provincia cinese dello Yunnan e lo Shan del Myanmar, secondo Radio Free Asia e The Irrawaddy.
Stando al tabloid cinese Global Times dietro vi è la necessità della Cina di fermare la diffusione del Covid-19 e di prevenire il contrabbando, in alcuni casi i muri sono progettati non solo per tenere fuori il virus, ma per tenere dentro le persone; l’attività transfrontaliera illegale è stata un grande problema sia per la Cina che per il Vietnam dal 1979, quando è cessata la guerra tra i due paesi.
La costruzione del muro della Cina sul confine vietnamita rivela una crescente ansia economica, poiché il flusso migratorio è diventato bidirezionale invece che unidirezionale: decine di migliaia di lavoratori cinesi qualificati hanno lasciato la Cina per il Vietnam negli ultimi anni, secondo VnExpress, per il quale circa 33.770 cittadini cinesi lavoravano legalmente in Vietnam prima della pandemia.
Secondo Radio Free Asia, centinaia di lavoratori cinesi qualificati hanno lasciato la Cina per il Vietnam e alcune aziende manifatturiere hanno delocalizzato, a causa del crescente status economico del Vietnam.
L’immigrazione illegale è un problema per entrambi i paesi
la signora Segre al Parlamento europeo disse : “Volate sopra i fili spinati”. Ed è stata standing ovation.
Si può, una gamba davanti all’altra, essere come quella bambina di Terezin che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Io non avevo le matite colorate e forse non avevo la fantasia meravigliosa della bambina di Terezin. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali. Che siano in grado di fare la scelta. E con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra ai fili spinati.
La signora Segre ha commosso quando ha parlato della sua esperienza dove anche il filo spinato è stato il suo nemico,la Standing Ovation del Parlamento europeo tuttavia mostra due facce,
la prima quella della commozione e della condivisione, no ai muri e ai fili spinati, la seconda quella di dimenticare subito e tornare a praticare gli sporchi affari.
Gli affari di tenere la gente comune che fugge da territori disastrati da guerre e crudeltà il più lontano possibile, dentro ai fili spinati sempre più larghi e sempre più alti.
Il filo spinato non si supera attraverso la farfalla gialla della signora Segre ma diventa insormontabile perché hanno messo droni e polizia a proteggerlo.
Il filo spinato diventa un baluardo contro cui si va a infrangere la resistenza di interi popoli.
Bello sarebbe se come farfalle si potesse volare sopra il filo spinato ma oggi sappiamo che a quella farfalla verrebbe sparato !!

il coordinatore dell’ufficio immigrati Franco Marrucci.

CONFEDERAZIONE ITALIANA DI BASE UNICOBAS
UFFICIO IMMIGRATI
Sede provinciale via Pieroni 27 – 57123 LIVORNO – Tel. 0586 210116
Sito provinciale: www.unicobaslivorno.it e-mail: ufficioimmigrati@unicobaslivorno.it

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