Tutti certamente ricordano le immagini di Alan Kurdi, il bambino di tre anni siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrun in Turchia la mattina del 3 settembre 2015.
Alan indossava una maglietta rossa e i pantaloncini blu.
La fotografa turca Nilufer Demir dell’Agenzia DHR scattò tante fotografie a riguardo che fecero il giro del mondo. La commozione che ne seguì in tutto il mondo fu enorme, un bambino piccolo che colpa poteva avere di essere venuto al mondo dalla parte sbagliata ?
Quante sono le fotografie di bambini morti in mare o durante il viaggio nel deserto o in arrivo alle frontiere?
Quante fotografie sono state scattate sulla situazione dei migranti?
Cosa resta di quelle foto nella nostra mente?
Abbiamo capito veramente la portata del fenomeno migrazione?
Andiamo alla radice del problema?
Sono tutte domande che possiamo sviscerare insieme.
Il corpicino di Alan Kurdi è stato per un po’ un’icona della notizia e quell’immagine gridava al mondo ” guardate cosa mi hanno fatto, fermate tutto questo. ”
Eppure poche settimane dopo la sua morte, l’Ungheria chiuse le frontiere e lo stesso fecero Croazia e Slovenia.
Pensate che il sig. Renzi in quell’occasione, disse ” L’Europa non si può solo commuovere, deve agire, muoversi. ”
E la sig.ra Angela Merkel annunciò di accogliere i siriani “senza limite di numero. “Risposta dunque che mostrava un interesse, ma solo verbale, perché nella pratica la chiusura delle frontiere era il reale pensiero che albergava dentro di loro.
Questo è il risultato del condizionamento di una politica che tende ad evidenziare che il migrante è un pericolo per le società stabili, salvo poi impiegarli per il numero richiesto nel lavoro nero, che produce ricchezza per la classe imprenditoriale.
Una mancanza totale di umanità che in tempi non lontani, all’indomani della liberazione di AUSCHWITZ, fece dire agli ebrei ” MAI PIU’. ”
Da allora i confini sono diventati pattugliati da polizia in assetto di guerra, sono fioriti i muri di cemento e i muri di filo spinato. In mare, su barconi insicuri e fatiscenti, si consumano le vite di molte persone perdendo la vita annegando e non soccorsi.
Ma di cosa stiamo parlando ?
La foto di Alan Kurdi commuove il mondo intero ma dopo poco passa come niente.
E cosi tutte le foto tragiche che sono passate davanti ai nostri occhi in questi terribili anni passano come se niente fosse.
Il corpicino di Alan Kurdi ha proposto un sentimento ma non un cambiamento.
Ho preso posizione contro la guerra ?
Sono con i profughi che sono le vittime sacrificali del Capitale Internazionale che devasta i loro territori con politiche guerrafondaie, con colture devastanti, con imposizioni politiche tese allo smembramento di intere comunità che sono costrette a fuggire da dove sono nati?
Sono contro la politica della Fortezza Europa che trattiene i migranti in campi profughi con la forza del manganello e dei droni che volano in alto per assicurare che non possano fuggire ?
Le immagini dei bambini che passano attraverso i fili spinati non smuovono le coscienze che rimangono dure come il sasso.
La compassione e la pietà sono i primi sentimenti provati quando si tratta di bambini, ma mentre un sentimento di compassione dovrebbe far provare un altrettanto sentimento di commozione e quindi una reazione di disgusto per ciò che l’immagine rappresenta , la realtà mostra un imbarbarimento dei sentimenti, ci si commuove provando compassione ma ci fermiamo subito.
La ragion di Stato prende il sopravvento.
Questa gente mi porterà via il lavoro ?
Sono già precario e se arrivano loro come diventerà la mia situazione di precariato?
E la casa popolare? Poi anche loro andranno nelle graduatorie e magari se hanno una situazione familiare più grande posso retrocedere, non siamo più allenati mentalmente a riconoscere che queste domande ci sono imposte da un sistema marcio e fallimentare.
Il sistema economico che stiamo vivendo è determinato dal Capitale Internazionale che attraverso le sue industrie e multinazionali porta all’esasperazione le persone, alla desertificazione dei territori, allo smembramento delle famiglie costrette alla migrazione, alle politiche di repressione, alla disoccupazione, al bisogno di case, alla scarsità di cibo, alla cementificazione delle città con i suoi innumerevoli parcheggi e gli innumerevoli Centri commerciali.
Certo che il Capitale con le sue multinazionali e le sue industrie non farebbe quanto sopra se non ci fossero i governi compiacenti che trovano utile e redditizio approvare le loro politiche.
E allora ecco la polizia di frontiera, sempre più grande e sempre più armata, all’esterno ma anche all’interno.
Si reprimono le manifestazioni, si uccidono i sindacalisti, non si ascoltano i gridi di dolore degli invisibili.
Le fotografie servono solo se smuoveranno la coscienza e ci faranno fare un salto di personalità.
Che tipo di società voglio ?
Una società condita da armamenti, persone che in tutto il globo sono in movimento, disperazione negli occhi della gente, mancanza dei diritti fondamentali, fili spinati, droni, polizia sempre più repressiva?
E’ questa la società che più ci piace?
Sappiamo benissimo che ci sono persone che amerebbero questa società impostata sul concetto dittatoriale e razzista. Ma noi non siamo cosi!
Siamo stati fortunati perché abbiamo reagito a ciò che vediamo nelle fotografie, a ciò che leggiamo nei libri e nei giornali non di regime, a ciò che vediamo nelle mostre o su internet.
Sappiamo che dobbiamo anche combattere contro questa gente, tutti i giorni.
Affrontare i loro scherni, la loro violenza verbale e fisica, di mentalità fascista, nazionalista e pertanto sappiamo che lo scenario è quello del combattimento.
L’immagine dell’operatrice della Croce Rossa che abbraccia sulla spiaggia di CEUTA un migrante in un sentimento di pietà e di solidarietà è stato salutato da molti con commenti negativi, tesi all’insulto verso di lei.
I calciatori della nazionale che rifiutano di operare un gesto simbolico come mettere il ginocchio a terra per dare un segnale contro il razzismo.
Sono due momenti che le fotografie non servono se non smuovono le coscienze.
Quando ci sono persone che dicono agli operatori che devono smetterla di promulgare solidarietà e comportamento umanitario e solidarizzante, comprendiamo che il cammino è molto lungo.
A questa gente diciamo:
Speriamo che la vostra situazione cambi.
La vita, lo sappiamo, cambia scenario ogni giorno
Speriamo in un ravvedimento ma la vediamo dura !!
il coordinatore dell’ufficio immigrati Franco Marrucci.