Il Patto per la scuola, quel contenitore omnicomprensivo delle “buone” intenzioni che animano ministero e compagnia sindacale non è ancora andato in porto. Venerdì 7 doveva concludersi questa specie di trattativa ma così non è stato, anzi la Gilda ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di sottoscrivere il Patto perché “è solo un elenco di temi” sostiene il coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio che aggiunge: “Il nostro no è motivato soprattutto da una questione di metodo; prima di scrivere il testo del Patto bisogna discutere le diverse questioni ai tavoli di lavoro, come peraltro era stato concordato già in precedenza. Noi non ci stiamo a mettere la firma sotto un elenco di buone intenzioni, vorremmo sottoscrivere impegni e non principi generali dai quali, peraltro, è difficile dissentire”.
In effetti ogni passo concreto è sbarrato dalla volontà politica di non investire nel rilancio della scuola pubblica: non si vuole assumere più personale ( e quindi i concorsi languono), non si vuole riconoscere al personale che nella scuola lavora uno stipendio adeguato ( e quindi non si rinnova il contratto perché la cifra a disposizione è ridicola), si vuole imporre un aumento dell’orario di lavoro a parità di paga (incostituzionale) tramite corsi di aggiornamento obbligatori non remunerati.
Si rimane legati all’ideologia neoliberista che la scuola serve solo a dare competenze da spendere nel mercato del lavoro e i pochi miliardi del PNRR riservati alla scuola verranno spesi solo in questa direzione, perlomeno questa è l’intenzione.
E per finire rispunta l’idea della chiamata diretta inserita in miscuglio infernale dove il “nuovo” reclutamento consisterebbe in una scrematura iniziale fatta tramite un concorso dove si accede sia per titoli che tramite una prova digitale, questo permetterà la formazione di una graduatoria regionale da cui le scuole attingeranno per la copertura dei posti vacanti, dopo l’anno di prova sarà la scuola a decidere l’assunzione a tempo indeterminato oppure no.
ORGANICO PERSONALE ATA, USCITO IL DECRETO
Il Ministero dell’Istruzione ha emanato la nota 14196 del 6 maggio 2021, di accompagnamento allo schema di decreto interministeriale sugli organici ATA per l’anno scolastico 2021/2022 ed alle relative tabelle. Il totale complessivo dei posti in organico di diritto è di 204.574, con uno scostamento in più rispetto allo scorso anno scolastico di 1.214 unità, (1.000 posti aggiuntivi di Assistente tecnico per le scuole del primo ciclo e 214 DSGA in più).
In questo modo il Ministero ha caricato sull’attuale organico ATA il travaso di 2.288 posti per consentire la trasformazione dei contratti agli ex LSU internalizzati, quindi in sostanza si tratta di una riduzione dell’organico rispetto all’anno precedente.
SCRUTINI: BOCCIARE SI MA NON TROPPO
Con nota 699 del 6 maggio 2021 il Ministero dell’istruzione ha fornito indicazioni circa la valutazione periodica e finale nelle classi intermedie nel primo e secondo ciclo di istruzione.
Nella nota si precisa che le attività svolte in DAD hanno lo stesso “valore” delle lezioni in presenza.
Nella scuola primaria la valutazione finale degli apprendimenti non sarà espressa con un voto numerico, ma mediante l’attribuzione di giudizi descrittivi ed è possibile non ammettere gli alunni alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, con decisione assunta all’unanimità. Tutte le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali, motivate e straordinarie deroghe rispetto al requisito della frequenza per almeno tre quarti dell’anno scolastico, anche con riferimento alle specifiche situazioni dovute all’emergenza pandemica.
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