LA SCUOLA TORNA IN PIAZZA IL 6 MAGGIO: PER LA SICUREZZA DI LAVORATORI E STUDENTI, CONTO LA SCUOLA-AZIENDA IMPOSTA DAL RECOVERY FUND

COBAS Scuola Sardegna – Unicobas – Cub – Usb – OSA

A più di un anno dall’inizio della pandemia, la situazione nelle scuole italiane non è migliorata.
Le scuole non sono luoghi sicuri, la didattica non è ripresa integralmente in aula come avrebbe dovuto, le strutture sono sempre le stesse, i numeri degli alunni per classe non si sono modificati, gli organici non sono aumentati, le priorità del Ministero non sono realmente cambiate.
La risposta che viene data con i fondi del prossimo Recovery Fund è una grande trappola che indirizza ancora di più i sistemi formativi nell’alveo delle politiche ordoliberiste dei paesi OCSE, pienamente in linea con gli indirizzi prevalenti all’interno del G20, che si appresta ad un appuntamento il 22 e 23 Giugno a Catania, con la sessione su Istruzione e lavoro. Per tutte le forze che hanno indetto questo sciopero sarà un obiettivo di lotta e di mobilitazione.
Le motivazioni per cui COBAS Sardegna, UNICOBAS, CUB, USB e OSA hanno scioperato e sono scesi in piazza il 24 e il 25 settembre sono ancora tutte all’ordine del giorno e, addirittura, tutte le problematiche allora evidenziate si sono ulteriormente aggravate.
Torniamo a chiedere investimenti strutturali e assunzioni dei precari sulla base di titoli e servizi per sanare la cronica mancanza di docenti di ruolo in un momento che richiede più che mai maggior stabilità didattica e maggior organico. Lo stesso discorso vale per il personale ATA, il cui lavoro si è notevolmente intensificato e complicato in questo frangente.
Chiediamo nuovamente che le scuole siano luoghi sicuri e accoglienti, il che significa, oltre che più docenti, meno alunni per classe, aule più grandi, DPI adeguati (non certo le mascherine chirurgiche di dubbia efficacia di cui sono piene le scuole e che quasi nessuno indossa, preferendo portarsele da casa), la sanificazione dell’aria, lampade anti-Covid, un sistema di trasporti territoriali realmente in grado di gestire i flussi di studenti e lavoratori che ogni mattina si recano a scuola e a lavoro, un sistema di tracciamento efficace, una campagna vaccinale che si concluda almeno prima di settembre.
Si aggiunga che l’Amministrazione Scolastica sta procedendo alla formazione delle classi (sulle quali si attiveranno gli organici docenti per l’a.s. 2020/2021), in particolare nelle prime classi delle scuole superiori, con numeri stabiliti sulla base della normativa previgente (che abbiamo sempre contestato), e senza tenere in alcun conto neanche le problematiche relative all’emergenza epidemiologica in atto.
Quello che ci viene dato è didattica integrata alle scuole superiori, esami di stato completamente senza senso, test INVALSI e PCTO. INVALSI e PCTO sono sempre stati sprechi di risorse e di energie, e lo sono tanto più nel corso di un anno così travagliato, costellato da chiusure e/o quarantene di classi intere.
In questo contesto, il PNRR, lungi dal rispondere alle difficoltà che studenti e lavoratori della scuola sperimentano da più di un anno, si inserisce nel percorso iniziato dall’UE con Lisbona 2000, con l’idea di costruire una scuola funzionale alla cosiddetta società della conoscenza, che, ormai è chiaro, altro non è che la società delle imprese, delle privatizzazioni, che comporta l’esclusione dei deboli, delle classi popolari, dei lavoratori.
Un primo dato inquietante è che dei 32,32 mld di euro dedicati a istruzione e ricerca, solo 20 mld circa sono dedicati al rafforzamento dell’istruzione.
Nel quadro della distribuzione delle risorse, solo 4 mld, all’incirca, serviranno a mettere in sicurezza e riqualificare gli edifici (ce ne vorrebbero almeno 13) e 700 milioni a potenziare le strutture dedicate alle attività sportive, con il dichiarato obiettivo di tenere aperte le scuole oltre l’orario scolastico. Altrettanto significativa la destinazione dei 5 mld e mezzo dedicati al potenziamento della “scuola parcheggio”, in una logica prevalentemente funzionale al lavoro dei genitori e non al percorso educativo di bambini e ragazzi. Non troviamo inoltre nessun riferimento alla necessità di procedere alle internalizzazioni dei servizi esternalizzati gestiti dai privati: sul modello del processo virtuoso che ha portato all’ingresso nel profilo ATA statale degli ex-LSU impegnati negli appalti di pulizia, si dovrebbe guardare all’internalizzazione di figure fondamentali quali gli educatori, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione. Più di 2 mld verranno dedicati alla digitalizzazione e al cablaggio degli edifici e più di 1 e mezzo a migliorare le competenze scientifico-tecnologiche e informatiche dei docenti. L’obiettivo chiaro ci pare essere sempre quello di superare il ruolo pedagogico del docente, trasformandolo in un mediatore tra lo studente e la rete, qualcosa che non possiamo accettare.
Altrettanto inquietante l’idea della riforma della formazione iniziale e del reclutamento degli insegnanti, cui si dedica meno di 1 miliardo (riteniamo ce ne vorrebbero almeno 7 per immettere in ruolo tutti i docenti e gli ATA di cui la scuola ha bisogno) e che appare orientata, così come la formazione in servizio, alla costruzione di un insegnante-tipo, incapace di critica e libertà di pensiero, costruito sull’idea liberista del rapporto fra scuola e insegnamento, che noi ostinatamente rifiutiamo.
Particolarmente preoccupante il richiamo all’obbligatorietà della formazione indotta, che si delinea con chiarezza come una formazione non più liberamente scelta dal docente, ma costruita all’interno di un percorso obbligato, facente capo a un’ipotetica scuola cosiddetta di Alta Formazione, alla cui costituzione si dedicheranno pochi spiccioli, producendo, inevitabilmente, un risultato di scarso valore.
Riteniamo assolutamente preoccupante che nessuna parte del PNRR indichi i numeri delle assunzioni necessarie (oltre 200mila docenti e almeno 60mila ATA) mentre vi si afferma la necessità di rendere obbligatori gli OCSE-PISA/INVALSI (che peraltro sono uno il doppione dell’altro). Un obbligo cui ci opponiamo fermamente, perché, insieme a molta parte della comunità scientifica internazionale, non riconosciamo a questi test alcuna reale utilità in termini didattici, educativi e di valutazione.
Ancor più grave il fatto che si preveda di commissariare le scuole i cui risultato in tali test siano al di sotto dello standard europeo, stigmatizzandone il dirigente, i docenti e gli studenti, con la dichiarata volontà di introdurre svilenti corsi obbligatori per i docenti delle scuole che otterranno un punteggio basso nei Quiz Invalsi.
Il quadro che abbiamo davanti rappresenta una scuola svuotata di senso culturale ed educativo, al servizio dell’impresa, ruolo riservato anche a Università e Ricerca. Di fronte a tutto questo noi chiediamo:
immissione in ruolo di tutti i precari (docenti e ATA) a partire da quelli con tre anni di servizio, con un investimento di almeno 7 mld;
libertà di mobilità per docenti e ATA (no ai vincoli quinquennali e triennali);
un investimento pluriennale nella riqualificazione e ampliamento degli edifici scolastici (13 mld);
la ripresa di una scuola in sicurezza a settembre, con DPI adeguati (FFp2), più spazi, riduzione del numero di alunni per classe, sanificazioni adeguate (anche dell’aria) e nuovi organici in servizio dal 1° settembre;
un sistema adeguato di tracciamento dei contagi;
una campagna vaccinale efficace e rapida;
l’abbandono della Didattica Digitale Integrata, una volta aperte le scuole a settembre;
l’abolizione dei test INVALSI e dei PCTO;
un rinnovo contrattuale che preveda un investimento di 7 mld per un congruo aumento degli stipendi, più il necessario per un immediato riconoscimento economico relativo al maggiore impegno di docenti ed ata durante la pandemia;
completa internalizzazione del personale ausiliario ed educativo;
rifiuto di ogni ipotesi di autonomia differenziata.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Ministero dell’Istruzione, ROMA Viale Trastevere, h. 10
MANIFESTAZIONI TERRITORIALI
CAGLIARI, Via Roma – h. 10
(fronte Consiglio Regionale Sardegna)
TORINO, Ufficio Scolastico Regionale Piemonte,
Corso Vittorio Emanuele II, 70 – h. 10
MILANO, Ufficio Scolastico Regionale Lombardia,
Via Polesine, 13 – h. 10.30
LIVORNO, P.zza Grande – h. 9.30

==> vedi pdf – Comunicato unitario sciopero 6 maggio

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