Il 25 febbraio è stata trasmessa dal MI la nota 4086 con la quale si comunicava la sospensione delle procedure per l’elezione del CSPI, per motivi legati alla pandemia. Poiché una nota non è sufficiente a disporre il rinvio delle elezioni disposte tramite OM dovrà seguire un ulteriore strumento normativo per disporre definitivamente il rinvio. Probabilmente il tutto verrà rimandato alla primavera del 2022.
“Siamo di fronte ad una situazione incredibile – dichiara Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – perché il decreto ministeriale in vigore in questo momento fissa le elezioni al 13 aprile e stabilisce anche che proprio il 26 febbraio (data in cui la nota è pervenuta allle scuole) vengano costituite nelle scuole le commissioni elettorali, tanto che il nostro sindacato sta già lavorando per raccogliere le firme e presentare le liste.
Il fatto è che i sindacati rappresentativi vogliono un rinvio delle elezioni perché temono di andare incontro ad una sonora sconfitta. D’altra parte negli ultimi mesi proprio loro hanno sottoscritti accordi inaccettabili. Il più grave è quello che modifica in modo significativo le norme sulle modalità di proclamazione degli scioperi e di adesione da parte del personale. Ma c’è anche il contratto sulla Didattica digitale integrata (sottoscritto da Cisl, Cgil e Anief) che pone a carico dei docenti impegni di lavoro aggiuntivi senza peraltro garantire nulla in termini di sicurezza (non si prevedono misure per ridurre il numero degli alunni per classe o per sanificare adeguatamente i locali scolastici”. “E’ chiaro – conclude d’Errico – che in questo contesto i lavoratori della scuola, se chiamati a votare, farebbero sentire la propria voce. In ogni caso c’è una questione anche di metodo: non si può accettare che a dicembre il Ministero decida di rinnovare il CSPI e due mesi dopo si decida il contrario, anche perché il quadro epidemiologico non è cambiato affatto, anzi semmai è persino migliorato, seppure leggermente. Se nelle condizioni di dicembre si poteva votare, perché non si potrebbe votare adesso?”.
Da notare che mentre sospende le elezioni del CSPI il MI conferma la somministrazione delle prove invalsi in presenza, due pesi e due misure come al solito.
SI INIZIA A VACCINARE ANCHE NELLA SCUOLA FINO A 65 ANNI
L’USR della Toscana, come altri USR stanno facendo, ha comunicato con la circolare 2427 del 24/2/2021 che “vista la circolare del Ministero della Salute ove sono contenuti gli aggiornamenti relativi alla possibilità di utilizzo del vaccino COVID-19 VACCINE ASTRAZENECA per la fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni (coorte 1956), l’offerta prioritaria di regione Toscana è stata estesa al personale scolastico e universitario, docente e non docente, di ogni ordine e grado di età compresa fino ai 65 anni (coorte di nascita 1956 – cioè a partire dai nati il 1 gennaio 1956). Il servizio è RISERVATO al personale scolastico che lavora in Toscana, docente e non docente con contratto di lavoro, anche a tempo determinato almeno fino al termine delle lezioni.”
Restano fuori per ora i lavoratori dai 65 ai 67 anni di età per i quali servirà un altro tipo di vaccino.
IL GOVERNO CHIEDE IL PARERE DEL CTS PRIMA DI VARARE IL NUOVO DPCM
Il Cts ha espesso il parere che questa volta a chiudere toccherà anche alle scuole dei più piccoli, materne ed elementari che fino ad ora, a parte per le quarantene, erano rimaste sempre aperte. Ma le misure dovranno essere prese a livello locale ( province, comuni, singole scuole).
Nelle aree che diventano zona rossa l’indicazione degli esperti è di chiudere tutte le scuole e fare DAD.
Nelle Regioni arancioni il Cts ha inserito una soglia 250 contagi per 100 mila abitanti su 7 giorni (la stessa che determina la zona rossa) per causare automaticamente la chiusura. Non cambiano invece le regole per le zone gialle dove resta confermata la limitazione della didattica in presenza – dal 50 al 75 per cento – soltanto per le superiori. Elementari e medie qui saranno tutte in presenza.
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