Dopo un anno scolastico concluso con fortunose organizzazioni di didattica a distanza che hanno lasciato fuori un terzo degli studenti, dopo aver dovuto ammettere che comunque la valutazione finale non poteva che essere formativa, la ministra Azzolina e i suoi solerti funzionari, con la consueta schizofrenia, tra maggio e giugno avevano in ogni caso sollecitato a segnalare formalmente tutte quelle situazioni di insufficienza che erano comunque state traghettate alla classe successiva chiedendo agli insegnanti di predisporre per gli studenti in questone il PAI , piano di apprendimento individualizzato. Nelle disposizioni arrivate a giugno (nota del 9.6. 2020 che ribadisce quanto già presente nell’O.M. del 16.5.2020), i PAI presupponevano corsi
di recupero da effettuare fino dal primo di settembre, attraverso attività definite “ordinarie”.
Peccato che le attività didattiche ordinarie non siano proprio previste dal contratto nazionale di lavoro, che distingue tra attività di insegnamento (ore di lezione frontale) e attività funzionali all’insegnamento ( comprensive sia delle riunioni collegiali che delle attività individuali legate alla funzione docente). Stop. Le attività didattiche ordinarie non esistono e i corsi di recupero, anche definiti PAI. non sono né dentro l’orario di docenza né in quello funzionale. Starebbero nelle attività eccedenti retribuite.
Poichè l’inizio dei corsi P.A.I. e previsto dal 1° settembre, prima dell’inizio delle lezioni, i Dirigenti tendono a farli passare come obbligo di servizio. Ma quando si è in periodo di sospensione lezioni, gli obblighi sussistono solo per le attività programmate, quindi ci deve quantomeno essere un passaggio in Collegio dei docenti.
Salvarsi dai PAI
-svolgerli solo dopo delibera del Collegio dei docenti che stabilisca criteri di affidamento dei corsi ai docenti, composizione dei gruppi, consistenza oraria e tempi di svolgimento.
– L’OM 11 dice che le attività devono essere avviati dal 1° settembre, possono proseguire per tutto il primo periodo scolastico (trimestre o quadrimestre) e distendersi anche per tutta la durata dell’anno scolastico, quindi nessuna fretta di iniziare e concludere
– una nota ministeriale del 26 agosto ribadisce che le ore dedicate ai PAI prima del 14 settembre, inizio (presunto) delle lezioni, non possono essere retribuite, quelle dopo sì, perché si tratterebbe di ore aggiuntive all’orario di lezione.
Quindi:
• calendarizzare prima del 14 settembre solo la partenza dei corsi in modo da svolgerli e concluderli in periodo retribuibile;
• inserire il pacchetto del recupero PAI in un progetto, da finanziare con fondo di istituto, visto che la stessa OM n.11 richiama la necessità di dare priorità alle attività di recupero anche facendole convergere in iniziative progettuali.
Liberarsi dai PAI e dalle assurdità delle iniziative ministeriali
Nelle mille problematiche di una ripartenza che non decolla per la non volontà di finanziare seriamente la scuola con risorse reali di organico e di spazi, c’è anche l’ingombro di corsi di recupero imposti dal Ministero per dare una “parvenza di serietà” ad una situazione che fa acqua da tutte le parti.
Gli studenti vanno messi in condizione di studiare in modo efficace. Non possono essere abbandonati a sé stessi, lasciati nel cono d’ombra della DAD, inseriti in classi pollaio anche in pieno covid, derubati di tempo scuola con la riduzione della durata delle ore di lezione e poi puniti affidando la loro rieducazione alla farsa dei corsi di recupero a settembre, in scuole che sono cantieri oppure da casa, ancora una volta a distanza, riproponendo la situazione che già aveva causato risultati inadeguati.
Basta Pai! Classi meno numerose, spazi e strutture adeguate!
Queste sono le condizioni per studiare in sicurezza e in modo efficace