Documento sottoscritto da numerosi docenti del Liceo Enriques di Livorno pubblicato sulla stampa locale in data 1.6.2020
L’emergenza sanitaria ha fatto sì che il governo dichiarasse, a partire dal 5 marzo 2020, la sospensione delle attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio italiano. Da quella data noi, come altri/e docenti in tutto il Paese, ci siamo attivati attraverso differenti canali per mantenere un rapporto educativo con le classi, sia pur a distanza.
Questo risultato è stato possibile conseguirlo anche grazie alla pronta risposta di studenti e famiglie.
Ci è sempre più chiaro, però, che l’attività a distanza che abbiamo messo in campo (a prezzo di non piccola fatica personale) non è definibile come “didattica”: si tratta al più di una serie di
interventi emergenziali, non reiterabili, che non possono essere pensati neanche come “normale” integrazione delle attività in presenza.
Provando a sintetizzare alcune delle criticità rilevate, sottolineiamo che:
1. la “didattica a distanza” approfondisce le disuguaglianze già esistenti all’interno della popolazione scolastica, e non è sufficiente l’impegno delle scuole nel fornire supporti informatici perché tali disuguaglianze siano colmate;
2. le attività a distanza rendono ancor più difficoltoso realizzare efficaci processi di inclusione soprattutto per i soggetti che presentano maggiori fragilità;
3. la chiusura delle scuole carica le famiglie di compiti di assistenza e supporto allo studio che, nel rispetto del diritto all’istruzione, debbono essere in capo al sistema scolastico pubblico;
4. le attività a distanza indeboliscono la dimensione relazionale tra docenti e discenti e ostacolano la relazione tra pari quale elemento e obiettivo costitutivo dei processi educativi e di istruzione;
5. la “didattica a distanza” grava illegittimamente sulle risorse logistiche private dei docenti e dei discenti, impone di lavorare in situazione decontrattualizzata e sottrae importanti risorse finanziarie alla scuola pubblica per destinarle alle aziende private che hanno scommesso sulla istituzionalizzazione delle attività online.
Per tutti questi motivi riteniamo che la “didattica a distanza” non possa proseguire oltre la fase emergenziale presente ed esigiamo dal Ministero un impegno trasparente e deciso perché l’anno
scolastico 2020/2021 possa svolgersi in presenza e in condizioni di effettiva sicurezza. In questa prospettiva, riteniamo del tutto inadeguate le ipotesi finora avanzate dal Ministero, che
ha scelto quale unico interlocutore il Comitato Tecnico Scientifico, escludendo, oltre alle rappresentanze del mondo della scuola, presenze imprescindibili nella stesura dei protocolli come
Ministero della Sanità e INAIL. Sono infatti inaccettabili sia l’ipotesi di “didattica mista”, con classi a metà alterne in presenza e a distanza, sia l’idea dell’orario di lezione ridotto, misure di dubbia efficacia sanitaria ma di sicuro danno al diritto allo studio.
Per parlare concretamente di riapertura in sicurezza a settembre occorrono alcune condizioni imprescindibili, su cui il mondo della scuola non è disposto a cedere:
• rivedere immediatamente gli organici, derogando dai criteri ordinari che autorizzano la costituzione di classi fino a 30 e più alunni: è intollerabile che da una parte si richiami al distanziamento e dall’altra si proceda a formare, come sempre, classi pollaio;
• definire protocolli realmente tutelanti per lo svolgimento in sicurezza dell’esame di Stato, primo banco di prova per la riapertura delle scuole, compensando i deficit presenti nelle attuali disposizioni;
• definire protocolli di sicurezza per lo svolgimento del prossimo anno scolastico che tutelino effettivamente docenti, personale ATA e studenti e non attribuiscano al personale scolastico compiti che vadano oltre quelli attualmente definiti dal contratto;
• avviare immediatamente un piano di investimenti e lavori per ampliare le strutture e per la messa in sicurezza delle esistenti (ricordiamo che i problemi di sovraffollamento o di sicurezza delle scuole non sono iniziati a marzo 2020);
• avviare immediatamente un piano coerente di assunzioni che garantisca che il personale docente necessario sia già tutto in cattedra sin dal 1 settembre, evitando il riproporsi dell’annoso problema dell’arrivo di supplenti solo a metà ottobre;
• respingere qualsiasi utilizzo del terzo settore per la gestione della didattica: la scuola non può essere “esternalizzata”.
Ove queste misure non fossero prese, dovrà esser chiaro che non è l’emergenza, ma l’incapacità politica a determinare il ricorso agli strumenti online: e per tali motivi non saremo disposti ad
accettare passivamente il reiterarsi di una situazione che calpesta i nostri diritti di lavoratrici e lavoratori, mortifica la nostra professionalità, penalizza le famiglie e nega a bambini/e e ragazzi/e quelli che sono loro diritti fondamentali.